lunedì 30 marzo 2009

Venditori - la matiné

Le scarpe di Shon
La matiné è andata ancora meglio della prima.
Probabilmente la 50° replica potrebbe essere fatta con il pilota automatico, ma non la matiné. Ma è andata in ogni caso benissimo.
Neanche una sbavatura tecnica, grazie a quel geniaccio di Berend Dijk (il famoso Capo di Mammamsterdam) e a quel folle creativo che ancora non so come si chiama in realtà, ma che se lo chiami @lbert Figurt si gira e ti sorride. E grazie mille pure a Barbara Pollini, in arte Polly, che non solo è la nostra designer preferita, ma ha anche creato il cosiddetto catafalco, un mostro ligneo che si trasforma in scrivania, automobile o letto a seconda di come veniva girato.

Se alla prima abbiamo avuto il tutto esaurito con 85 sedie occupate, alla matiné si sono presentate ben 56 persone, delle quali un nutrito gruppetto dall'Aia.
E pensare che in contemporanea c'era il mercatino di Slow Food di cui avevo scritto un paio di giorni fa, e che proprio domenica è entrata in vigore l'ora legale, per cui qualcuno non ha rimesso l'orologio ed è arrivato a teatro trovando le porte chiuse.
La stanchezza fisica ha comunque colpito tutti nel momento in cui ho finito di presentare al pubblico uno per uno gli attori e i creativi a rappresentazione terminata.
Sbaraccare baracca e burattini non è l'occupazione preferita di nessuno, qualcuno si è addirittura defilato, altri sono andati alla ricerca (infruttuosa) di un mezzo per riportare il catafalco in sede, altri ancora hanno tentato un pisolino appesi al catafalco.
Io ad un certo punto mi sono stufata di aspettare e sono andata da un tizio con un furgone posteggiato proprio dirimpetto al teatro, se ci voleva trasportare il catafalco alla sede in cambio di un piccolo compenso.
E nel giro di un'ora era tutto sbaraccato, trasportato in sede (dove poi oggi quel poveraccio del presidente si sarà fatto un c... come una casa a rendere il tutto presentabile ai corsisti di stasera) e ci siamo andati a fare una pizzetta da Pizza Taxi, che avevamo fame e freddo che la metà bastava.
E lì racconti e aneddoti si sono scatenati.
Il resto alla prossima puntata.

domenica 29 marzo 2009

Venditori - la prima

Le scarpe di Cozza
Ieri sera tutto esaurito.
Il teatro ha dovuto aggiungere una fila di sedie extra sul palcoscenico, scombinando così tutto il piano luci, ma vabbeh, mica si può dire di no alla gente, vero?
Nessuno si è reso conto della sostituzione del protagonista: il fatto che Dimitri leggesse non è sembrato strano e a parte un errorino tecnico noioso proprio verso la fine, è tutto è filato liscio (miracolo!!!!).
Ma le note del pubblico me le riservo per un prossimo post, perché oggi pomeriggio c'è la matiné (alle 14.30) e quindi posso raccogliere altre impressioni esterne.
Comunque, il primo atto è andato come un treno, con addirittura 5 minuti di fine anticipata rispetto ai tempi che avevo ripreso durante la generale, mentre il secondo atto, dopo la splendida prima scena con la frusta (la storia ve la racconto domani, per non guastare il piacere a chi viene oggi pomeriggio), ha assunto ritmi più lenti, come se l'adrenalina a 3000 di prima della pausa fosse scesa a livelli normali.
Ora vado, ci vediamo in teatro.

sabato 28 marzo 2009

Venditori - la generale

Le scarpe di Brigo

Tra la prova di domenica scorsa e quella di ieri sera c'è una differenza tra il giorno e la notte.
A parte il fatto che il protagonista malato è stato sostituito da un pazzo fuori di testa, gli altri hanno fatto un gran salto in avanti.
Saranno state le critiche a man bassa che gli hanno fatto il pazzo fuori di testa e Frans Weisz dopo la prova di domenica? Oppure hanno percepito quelle che ho scritto io ma che non ho mai inviato perché un'overdose è fatale per definizione? O magari stanno stringendo il culo (perdonatemi il francesismo) perché col protagonista sostituito 3 giorni prima della prima ognuno si sta assumendo le proprie responsabilità e tenta di brillare il più possibile così da distogliere o compensare il pubblico per eventuali piccole imperfezioni?

Non lo so.

Il fatto sta che ieri sera è andata benissimo.
Staremo a vedere oggi pomeriggio, quando anche la tecnica dovrà filar liscia come l'olio, e poi alle 20 e 30 con la sala gremita...
Per chi volesse, ci sono ancora alcuni posti stasera (ma non credo molti), per domani pomeriggio alle 14 e 30 ce ne sono un paio di più.
Per informazioni: Ostadetheater, tel. 020-6795096 (eventualmente lasciate un messaggio in inglese alla segreteria telefonica).
Ci vediamo lì.

lunedì 23 marzo 2009

Venditori esce di casa

Le scarpe di Monti

Oggi per la prima volta Venditori ha lasciato le mura discrete della Sint Jansstraat per provare gli spazi dell'Ostadetheater.
Il primo stress di prima mattina: i pezzi del marchingegno ingegnoso che costituisce l'arredo di scena non sono entrati nel furgone che ci era stato molto generosamente prestato (ancora grazie mille!).
Il secondo stress di seconda mattina: il protagonista Brigo si è beccato il fuoco di sant'Antonio (un riacutizzamento della virulenza del virus della varicella presa da bambino, che coglie gli adulti in periodi quanto mai pieni di stress - ma va?), faccenda dolorosa e debilitante.
Brigo è in preda ai farmaci ma la febbre ancora lo attanaglia.
Accenderò mentalmente un cero a sant'Antonio, se volesse esser così gentile da riprendersi il suo fuoco e restituirci entro venerdì il nostro amato Brigo sano e vispo come al solito. Ecco, grazie.
Faceva freddo nella sala vuota e buia del teatro, mi sono congelata.
Sono andata nella mia veste di vettovagliatrice ufficiale, carica di sporte di pane, mandarini, ovetti di cioccolata, uno sformato da 17 uova e 1,5 kg di zucchine, mezzo chilo di humus e altrettanto di tzatziki fatto con le mie manine, più un ciambellone morbidissimo (a breve le ricette).
E mi sono ritrovata a fare la suggeritrice al povero Brigo febbricitante e a qualche altro smenticato di battute.
E soprattutto, si è deciso che la parte della signora Gianna, la vecchia vicina che origlia quanto avviene nella camera da letto di Brigo, non verrà ripresa ma fatta live.
E la signora Gianna sono io!!!!

Venditori, di Edoardo Erba, all'Ostadetheater sabato 28 alle 20.30 e sabato 29 alle 14.30

sabato 14 marzo 2009

PELLEGRINAGGIO


Ieri abbiamo fatto il bagno in piscina con i vestiti addosso, e nello stesso momento eravamo ad Utrecht in visita alla “Rietveld-schroeder huis” ma anche a casa, a prendere il primo sole in terrazza, smontando pezzi di lego. C’è chi alle 2 di notte si è visto sfuggire l’ultimo treno per casa e ha vagato in cerca di autobus, monete, e solo alla fine, molto più tardi, delle chiavi dell porta frugate in borsa. Le prove proseguono e ormai direi che va tutto bene, benissimo. Tutto migliora di volta in volta e dopo l’ultima trovata di Polly, abbiamo adesso anche lo spazio giusto dove poter giocare con i ruoli che ci siamo voluti dare. Ieri forse un po ingombrante, ma perfetta per l’Ostade e bella bella bella come dimensioni, in funzione delle scene. Mi vien voglia di recitarci, in una struttura cosi bella! Direi di essere soddisfatto, anche per l’impressione che mi pareva fosse importante dare alle scene. I dialoghi, gli scontri trai venditori del primo atto, assumono dietro questo “mobile” multiuso, in questo caso scrivania, una caratteristica da cinema “espressionista”, ed evocavano nella mia mente la scena del dottor Caligari che va dal messo comunale a chiedere il permesso per esporre Cesare ( il messo è scortese e pagherà con la morte l’affronto, ma questa è un'altra storia).
I “piani” su cui le personalità hanno da confrontarsi sono stimolanti, per non parlare delle idee video che Albert Figurt sta portando a termine, che completano in chiave più spiritosa il quadro. Il resto, il talento degli attori di “Astaroth” è ormai una certezza e faranno un figurone. Aggiungo la scoperta bellissima e sempre più convinvennte della figura di Shon (ovvero, Shon che nasconde la scoperta, per quanto mi riguarda, di Gabriele una persona affabile e di grande talento). Cozza è Mauro De Rosa, una figura conosciuta nel mondo di Astaroth, un graditissimo rientro e secondo me, mentalmente la persona più preparata e concentrata sin dall’inizio. Eccolo nella foto con Sebastiano "Brigo" Gentile.
Ormai manca poco, e aldilà delle chiacchiere che a noi, specialmente a me, piace fare, avremo tempo per percorrere le strade possibili, o impossibili se ci va, più in futuro che stavolta. Adesso concentrazione e divertimento. La parte musicale definita, attende la conferma del pubblico, dopo che anche Frans Weisz, maestro speciale per cui ogni volta mi trasformo in “spugna”, l’ha commentata premendo il pulsante piu alto del mio ascensore emotivo. Ma accidenti che scrittura barocca. Stop, è un telegrafo!
La mia strada è sgombra da qualsiasi nebbia, la prossima meta è chiara e sarò in cammino, già dai prossimi giorni…. direi che posso rimettermi in viaggio, briganti e lupi compresi, che non se ne può fare a meno. Ho un nuovo disco da portare pellegrinando in dono la via francigena, ad altre anime senza speranza.

mercoledì 4 marzo 2009

Finestre interpretative

Che se la gente pensa che una solo perché sale su un palco per la sesta volta abbia imparato a gestirsi, farebbe meglio a leggersi questa.

No, dico.

martedì 3 marzo 2009

I FALEGNAMI DI AMSTERDAM E IL VICINO FOTOGRAFO. E LA FRUSTA SI E` ROTTA

La giornata l'ho passata assieme a Polly. Bella compagnia. Siamo andati in giro tutto il giorno a cercare un falegname compiacente che ci facesse questo pezzo di scenografia progettato da Polly: il lettoautomobilescrivania. La cosa in sè sembra difficilina, ma i falegnami di Amsterdam han visto di peggio. Il problema infatti non è la realizzazione di un oggetto così particolare. E`che a Amsterdam i falegnami non hanno tempo. Macchè crisi. Scoppiano di lavoro. Per cui se gli vai lì con il tuo bravo disegno, le misure e un tanta speranza di spendere poco, scordatelo. Hanno già ordinazioni per i prossimi 2 mesi, non hanno neppure un minuto per la tua scenografia. Ti mandano da un altro collega che a sua volta è staimpegnato. Insomma un disastro. Al momento la scenografia dei Venditori è ancora in alto mare, anzi se conoscete un falegname compiacente...

Ma storia sui preparativi dei Venditori ha altre centinaia di sottostorie. Per esempio la frusta. Sì, io e Polly il frustino lo avevamo trovato sabato in un negozio gay sadomaso. Eravamo felicissimi, la frusta era bella lunga e soprattutto a un prezzo abbordabile. Gloria l'ha provata domenica e l'ha rotta subito. Ha spezzato la punta. Poi è arrivato il musicista Tenedle che l'ha spezzata in 2. Avrei pianto. Ma che cazzo di frusta ci hanno venduto? E ora tocca ritornare al negozio gay sadomaso e spiegargli che vendono delle fruste di merda. Mica siamo noi che ne abbiamo fatto un uso improprio.

Di ritorno dalla nostra escursione tra falegnami e falegnamerie io e Polly vediamo che il nostro vicino fotografo ha un frustino da fare invidia nella vetrina del suo negozio. No dico, perchè la Casa di Astaroth (centralissima a Sint Jansstraat 37 vicino al Dam per chi non lo sapesse) ha come vicino un negozio di fotografo dove i clienti possono travestirsi da prostituta stile luci rosse, mettersi in vetrina e farsi fotografare. Insomma la classica foto da mandare ad amici e parenti. Eh sì, un vicino così abbiamo noi. Insomma io e Polly entriamo dal vicino e gli chiediamo della sua frusta e gli raccontiamo della nostra frusta spezzata durante le prove. Il vicino fotografo è rimasto scandalizzato dalla cattiva qualità dei prodotti venduti oggigiorno dai negozi gay sadomaso. Una schifezza, non come ai vecchi tempi. La sua bellissima frusta non può naturalmente prestarcela, i clienti che si fanno fotografare la usano moltissimo. Ci ha detto che non ricordava dove l'aveva comprata, ma che l'aveva lì in casa e un giorno ha pensato bene di portarla in negozio per i clienti. Come se fosse una cosa normalissima avere un frustino lì in giro per la casa. Per concludere ci ha comunque caldamente consigliato di riportare la nostra frusta rotta al negozio gay sadomaso e di reclamare fortemente. E` una vergogna che vendano fruste così, ne va della loro immagine. Certo che lì per lì manco ci fai caso, ma solo ad Amsterdam questa cose sono così normali, quasi quotidiane. Parlare con il vicino fotografo di frustini e di negozi gay sadomaso. Mica del prezzo dei cavolfiori.

Il vostro Monti

ED ORA CANTATE CON ME!



VENDIFAVOLE

Io non ho piu lacrime Sangue da versar
L’occhio del ciclone ho fatto nero
a pugni
Ero un vendifavole Ingannavo solo me
Oggi tratto male ogni paura
Mi prendo in cura e
Solo con me Riesco a star bene
Cento mille anni luce via da qui
Muri che si spostano Mi rispondono
Stiamo organizzando
il fine settimana
Eccoti puttana A cosa serve la tv
Ora che di soldi non ne ho più
Cosa mi offri
E non mi va giù
La vita come dite
Tutta merda ingoiata a rate

Testo e musica : Dimitri Niccolai (TENEDLE)


.....ci vediamo a teatro!

mercoledì 25 febbraio 2009















COME MI FRUSTA GLORIA...

Certo Gloria ha su di me un potere unico. Non permetterei a nessun altro di farmi quello che mi fa lei. È che lei è di una crudeltà particolare che la rende in qualche modo umana, più che umana!
Le ultime prove sono state anche uno stimolo intellettuale. Mai dare niente per scontato. Prendete Cozza per esempio. Mi si mette una parrucca gialla e ancora un po' mi diventa gay. Di sti tempi! E allora ecco la discussione, lo scontro delle idee. Cozza è un grande attore, non si discute. Ma se proprio deve vuole diventare gay, deve proprio travestirsi da donna? Perchè non scegliere un travestivento di uno dei Village People? Che so, l'agente di polizia? O magari NON TRAVESTIRSI PER NIENTE. Perchè chi l'ha detto che uno per essere gay deve per forza travestirsi e andare in giro a farsi deridere? Eh, son scelte importanti. È vero, siamo a teatro. ma per noi la vita è teatro. La nostra vita è teatrale. Non so se mi spiego... Insomma, un bel dilemma, un vero e proprio essere o non essere etico-intellettuale. Voi che dite?
Ah sì, dimenticavo. Metto un paio di foto fatte da Shon. Non solo è il capo assoluto nell'azienda, ma si ritrova anche il tempo per fare foto nel tempo libero. Sarà perchè è crucco. Sempre in attività.
Vabbè, alla prossima. MONTI

venerdì 20 febbraio 2009

Cozza

Mi chiamo Mario Cozza. Sono uno dei venditori.
Nato il 25 agosto del 64 a Milano (clinica Mangiagalli, si quella di Freda).
Vergine.
Mia madre perse la sua verginità non zodiacale quel dì del '63.
Nella stanza del capoufficio, quel giovane ambizioso che poi era mia padre. Giovanni Cozza.
Non era mai a casa e se c'era le diceva terrona e ignorante.
Beh, sì lei aveva quell'accento di Grottaglie, ma io non capivo.
Anche a Giuseppa (nome della nonna paterna morta ammazzata da un antifascista), mia sorella, non piaceva quando papà era a casa.
Lui mi picchiava. Lui picchiava tutti. Una volta era cosi agitato che si è tolta la cinta e i pantaloni si sono abbassati e tra le mutande slargate vedevo il suo pene. Mentre mi dava con la cinta ed avevo male mi veniva da ridere. L'ultima volta che mi ha picchiato avevo 17 anni.
Nel paesotto Varesino dove vivevamo si diceva che mi piacevano gli uomini. Lui mi ha aspettato nel bagno a mezzanotte.
Mi ha chiesto "È vero?"
Ed io "no, non so..." ma non ho potuto dire altro se non "Dai! Più forte tanto non mi fai male!"
Pero mi sentivo strano e dopo ho vomitato.
Nel '90 sono andato via di casa per studiare alla Bocconi. Papà mi ha detto subito che non mi dava una lira se non facevo gli esami. E così dopo un anno (però mi sono divertito) mi ha mandato dalla Bulls per uno stage.
Ho incominciato a fare carriera. Papà conosceva tanta gente con la Pirelli. Sono stato alla Renault, Sigma, Pagine Gialle.
Mi piace vendere.
Auto, elettrostimolatori, annunci, tutti sogni che mi fanno comprare cose belle. Ah sì, mi piaccono le cose belle. Soprattutto le scarpe scamosciate, quelle che costano almeno 500 euro. Ci sto delle ore a pulirle, accarezzarle.
Peccato che non vedo più papà da quando è andato via di casa. Gli piacerebbero queste scarpe. Ed anche Lucia, mia moglie. È di buona famiglia, hanno una grossa segheria qui in paese. Hanno anche vinto l'appalto per i giardini pubblici di Monza.
Peccato che non ci vado molto d'accordo ma c'è Giovanni (sì gli abbiamo dato il nome del nonno) eppoi non la vedo mai.
Ho un pied à terre a Milano da quando lavoro per la Orsacchiotto.

lunedì 9 febbraio 2009

IL SUONO DEI VENDITORI #3

ISTRUZIONI PER L'USO : PER OTTENERE UN ANCOR PIU SUGGESTIVO EFFETTO SONORO CLICCARE ENTRAMBE I CLIP A DISTANZA DI TEMPO IMMEDIATA......hi hi hi



lunedì 2 febbraio 2009

Stagione di fruste e di sex-shop

Sabato si è riaperta la stagione dei sex-shop, perché come al solito a fine marzo andiamo in scena e adesso si scatena la caccia al trovarobato. E come raccontavo l'anno scorso, io il coraggio di entrare in un sex-shop, che per queste cose sono tanto repressa e timida di mio, l'ho trovato lo scorso anno quando cercavamo una guepiere per i costumi di scena.

Cercamo tante cose in realtà, un completo in lino bianco da uomo, un cappello da giardiniere, armi bianche e non, rose, farfalle ecc. Poi nel sex-shop abbiamo trovato una scatolona in pizzo rosa a forma di cuore promossa a cofanetto di Braquemond, che ancora troneggia in sede. Per dire, nei sex-shop, ad andarci a mente aperta e senza pregiudizi, si trova di tutto, anche quello che non ti aspetti.

Che quando alla fine, dopo tutta una fase preparatoria mia e di Millet, siamo riusciti a trascinare al sex-shop colei che la guepiere doveva indossarla sotto un correttissimo tailleur nero che non si vedeva niente, lei che è tanto pudica si chiudeva in camerino e ci cacciava fuori, si impastoiava nel lacci, e prima che ci ammettesse a guardarla passava un quarto d'ora a guepiere.

E che fai in un sex-shop in attesa di visionare la merce guepieresca? Osservi il pubblico e ne trai tutta una serie di teorie sulla natura umana, la vita e le circostanze e anche insegnamenti pratici (tipo: non comprare mai le batterie nel sex-shop, costano il triplo). Che per una compagnia teatrale, specie squattrinata come la nostra, non è poco.

Poi vai all'espositore dei vibratori, poi ti annoi e cominci ad accenderli e spegnerli tutti per farti un'idea delle varie funzionalità, poi come tutte le volte che io vedo congegni ben ingegnati ammiro mentalmente gli ingegneri, che da quando faccio traduzioni tecniche, quelle con tutti gli schemi dei motori a fianco, mi si è aperto un mondo.

Poi l'amico Fritz che è un uomo di mondo mi ha spiegato che un robino strano che non capivo bene la necessità era anale, anche io mi sono fatta una cultura e quello che non può la disinvoltura può la noia dell'attesa da guepiere, non mi vergogno più ad entrare nei sex-shop, quelli decenti per lo meno, non quelli con i souvenir pecorecci che ci sono anche quelli, ma mi fanno un po' paura, anche per la fauna che ci gira.


Invece quelli da casalinga, poi alla fine ci finisco solo per questioni di trovarobato, che è quindi questo periodo qui, ma a quelli ci sto facendo l'abitudine.

Alla fine se diovuole lo scorso anno abbiamo preso la guepiere rosa castigata e ci siamo tolti un pensiero. Quest'anno è ancora tutto da cominciare, non abbiamo una lista di trovarobato, per dire.

Poi oggi Monti ci ha edotti su una sua incursione. Che ieri, di sabato, se ne andava a spasso in centro con il suo amore, sono passati per caso davanti a Caligula (che già solo il nome, è da entrarci e dare un'occhiata, un posto così) e lui ha avuto l'idea di entrare un attimo a cercare una cosa, con il suo amore che si vergognava e recalcitrava e avrebbe preferito restar fuori.

"Desidera?"
"Sto cercando una frusta".
"Da fantino o da domatore?" (non ha chiesto: da pasticciere, ma il mondo è bello perché è vario) che appunto i commessi di sex-shop hanno questo di bello, non si scompongono davanti a niente, manco ti stessero vendendo un panino all'aringa.


E così Monti ha visionato un paio di modelli, quella da fantino era bellina con il pennellino rosso in cima ("Un pom-pom?"), quella da domatore lunga 5 metri ("ma ce li abbiamo 5 metri in scena?" ci chiedevamo noi, che effettivamente come effetti scenografici a me la frusta da domatore piace parecchio, esteticamente intendo, già mi vedo gli effetti speciali, ma bisogna anche stare attenti a non cecare il pubblico della prima fila, che non sta bene).

"Ha detto che se uno ha buona mira con quella da domatore ci spegni la sigaretta del tipo dall'altro lato della strada", ha riferito il buyer.
Eh, ma allora come facciamo a farci mancare una bellezza del genere?

Che poi gli ho fatto la lezioncina di etologia, sulla tecnica del domatore. Si posiziona con la frusta e il dorso indietro, ma fa con il piede un passo avanti superando la linea di confine che il leone riconosce come sua. Il leone difende il confine e ruggisce, e tutti noi spettatori pensiamo, guarda, lui lo minaccia e il leone si incazza.

Poi fa il passo indietro e contemporaneamente schiocca la frusta per terra, mentre il leone, visto liberato il confine smette di ruggire e fa un passetto indietro anche lui, che così funzionano i confini e noi spettatori pensiamo: hai visto, ha paura della frusta e si tira indietro.

È un balletto rituale, a conoscerne i codici. Ma la vita in genere a noi essere pensanti che ci facciamo le pippe mentali, i codici ce li nasconde e noi avanziamo a tentoni.

Per questo forse mi piace tanto l'idea di una bella frusta sulla scena, per chiarire i confini che sono disposta a varcare. E che per ora si estendono persino a quel paio di sex-shop dove non mi vergognerei a portare la mia mamma, che tanto non ci verrà mai, che lei i sex-shop li considera dei posti pieni di pervertiti.

Punti di vista. Per me sono un corso di etologia.

domenica 18 gennaio 2009

MONTI E LE IDEE

Perchè ho deciso di diventare Monti? Per potere lavorare con dei Venditori come questi!
Essere un'altra persona, come dice Gloria, scoprire la propria umanità, come dice Chiara, sono cose importanti. Ma sono le idee quelle che contano da noi. Il concetto, la soluzione efficace, la realizzazione di un sogno.

domenica 11 gennaio 2009

Chi ce lo fa fare

A volte uno si chiede, chi ce lo fa fare. Stare lì un anno a lavorare su un pezzo che va in scena due volte, grasso che cola tre. Perché tutto questo pubblico per il teatro in italiano ad Amsterdam, non è che ce ne sia.

Anche perché ci vuole un certo tipo di pubblico per i nostri pezzi. Innanzitutto perché scegliamo sempre testi scomodi. Divertenti, tutti, per carità, c'è anche gente che viene per farsi due risate e non li deludiamo mai, da sei anni a questa parte. Ma se hai certi oblò aperti in testa, come spettatore non puoi fare a meno di accorgerti dei sassolini nella scarpa di cui sono disseminati tutti i nostri pezzi.

Non è che lo facciamo apposta, perché le cose si creano e saltano fuori durante tutti i mesi di prove, discussioni, messa in scena, produzione. Certe volte sei lì, a fare il tuo lavoro, o la spesa o una cosa che non c'entra niente e tac - vedi qualcosa, qualcuno, un tic, un'espressione, un modo di fare e ti dici: eureka. Ce l'ho.

E certe volte, che ormai tra di noi ci conosciamo tanto, ma tanto bene, che gli altri vedono di te quello che tu ancora non ci arrivi, e si tratta pur della tua vita, ci sorprendiamo da soli.

Come alla prova di venerdi scorso. con il veterinario e il fotografo assenti giustificati e i due giovani geni video e scenografia a seguirci con il blocco degli appunti e il copione in mano, che adesso basta leggicchiare così per farci un'idea, è gennaio e si comincia a fare sul serio.

E così Gloria e Monti, nella famigerata scena X. Quella in cui ti rendi conto che questo testo non parla di quello che pensavi tu alle prime scene, parla di altro. Comuncia ad uscire dai binari ordinati della logica della vita quotidiana. Una scena buttata lì così per la prima volta con qualche gesto, un tentativo di memoria, un fascio di fogli del copione in mano.

E che ci ha inchiodati alla sedia. Io li conosco Roberto e Silvia, li conosco come tali, come Pinocchia e Geppetto, come la babysitter e l'uomo, come amici, come professionisti, come miei figli, miei fratelli di sangue miei genitori putativi. Ma così, così non li conoscevo ancora.

Stavamo tutti lì, noi quattro spettatori, inchiodati alle sedie, a ridacchiare imbarazzati. Come quando a una festa di compleanno dei bambini in casa, apri per sbaglio una porta e vedi lì due tuoi amici accoppiati altrove, assolutamente insospettabili, che lì, nello stanzino stanno scopando e manco si accorgono che per sbaglio hai aperto la porta. che dici pardon a mezza bocca richiudi in fretta, ma in quel momento ti si è rivoltata una visione del mondo e delle persone che pensavi di conoscere, e torni di là rimettendoti in faccia una faccia come prima e dici: bambini, la torta.

Ecco, per quei momenti lì. In cui esci da te stesso e persino chi ti conosce benissimo, non ti conosce più. come quella volta che con Dimitri abbiamo fatto una serata di musica e poesia a Ofena, in piazza sui gradini, con un faretto da muratore puntato addosso, e alla fine è arrivata gente che mi conosce da 4 generazioni per dirmi: lì sopra, io non ti avevo neanche riconosciuta.

Il miglior motivo per farlo, se date retta a me.

venerdì 9 gennaio 2009

Chiara?

Mi chiedevo ieri, con uno che mi ha dato un passaggio, uno sfigato contaballe pure lui:
ma noi, chi siamo? chi sono io? Voi non lo sapete proprio, chi sono io.

Che io lo so benissimo cosa pense la gente quando mi vede. Ma sbagliano, oh si, si sbagliano di grosso. Io dentro sono diversa da quello che credono. E un giorno gliela farò vedere.

Che poi, belli loro, con le loro camicie stirate, le cravatte di seta. Buffoni. fingono, fingono tutti. Raccontano palle sempre, compulsivamente. Mentitori compulsivi. Supercalifragilististronzi.

Uno fa il simpatico, l'altro canta nell'operetta. E se la fanno con la segretaria. E danno i passaggi alle ragazze, che tanto pensano: ma guarda questa qui che sfigata, e poi le guardano le gambe. Potessero andare a sbattere, quando non guardano la strada. Ma mi dispiace per la tipa che sta con loro in macchina, poi magari si fa male lei.

Che siamo sempre noi quelle che si fanno male. Oh, lo so, vuoi che non lo sappia? Ci sono già stata. Tutti a dirmi cosa devo fare e cosa non posso fare. Ma chi me lo fa fare. No, non ci voglio andare. Ma l'ho promesso ai miei. Gliel'ho promesso tante volte.

Porca puttana, quello stronzo. Mi ha portato via la borsa. C'erano i soldi, tanti soldi. Quelli che mi hanno dato i miei. Beh, quelli che gli ho preso. Ma se gli chiedevo me li davano. E non c'erano solo i soldi. Cazzo, cazzzo cazzzzo.

Dov'è la borsa, dov'è. Non c'è più. Dov'è? Eccolo, rieccolo. È tornato indietro a ridarmi la borsa. Ehi, qui, fermati, sono qui. Si ferma. Ma non è lui. È la stessa macchina, ma non è lui. Vabbé, io intanto ci salgo. Poi vediamo dove va.

giovedì 8 gennaio 2009

La sfida del teatro: essere Gloria

Intanto fare teatro è uno spasso.
Avere la possibilità di diventare -anzi di essere- tante altre persone, è un privilegio unico.
Un gioco.
Da piccola il gioco che mi piaceva di più era quello dei ruoli. Con le bambole o con le figure di carta che ritagliavo e a volte disegnavo io stessa insieme alle mie due sorelle , oppure semplicemente recitando con loro storie che andavano avanti, si interrompevano come delle serie televisive e poi dopo il pranzo o la merenda riprendevano dallo stesso punto in cui le avevamo lasciate.
Così diventavamo tanti altri personaggi, uomini, donne, ragazzi e bambini di ogni età.
Oggi posso entrare e uscire giornalmente dal ruolo di Gloria.
Certo prima di tutto bisogna decidere chi è questa Gloria. Per fortuna non è nessuno dei personaggi che sono stata finora, non la tragica Medea, non la civettuola Marie Luise, né la ex-diva Pinocchia, ma neanche la cinica Gattone, la scorrettissima poetessa-Sgarbi o la intraprendente babysitter.

Gloria è la segretaria di un capo d’azienda, moglie di Brigo, che tradisce regolarmente anche con gli stessi colleghi di lui.
Eppure lo ama, come ama suo figlio.
Tutti vivono in una realtà aziendale del Nord Italia, dove l’unico scopo della vita è far soldi, fregandosene bellamente del proprio prossimo.

Un personaggio dunque lontanissimo da me, così come il contesto della storia è lontano dalla mia vita.
A maggior ragione dunque mi sento stimolata a scoprire come posso rendere vivo, pulsante e credibile questo personaggio.

Come parla Gloria? Anche questo è importante, bisogna scegliere e decidere di conseguenza.
Come si muove Gloria? Esercitarsi.
Il teatro è una droga.
Non smetteresti mai.

E’ un gioco per grandi.

Gloria

Le uova sono state covate...

E i pulcini sono nati!
Vi presento summa cum gaudio i 6 personaggi di Venditori nonché i nomi degli attori che li interpretano:

Brigo: Sebastiano Gentile
Monti: Roberto Bacchilega
Cozza: Mauro de Rosa
Gloria: Silvia Terribili
Shon: Gabriele Merolli
Chiara: Barbara Summa

Presto si presenteranno a voi su questo blog.
Intanto, in bocca al lupo e in c... alla balena!