mercoledì 25 febbraio 2009















COME MI FRUSTA GLORIA...

Certo Gloria ha su di me un potere unico. Non permetterei a nessun altro di farmi quello che mi fa lei. È che lei è di una crudeltà particolare che la rende in qualche modo umana, più che umana!
Le ultime prove sono state anche uno stimolo intellettuale. Mai dare niente per scontato. Prendete Cozza per esempio. Mi si mette una parrucca gialla e ancora un po' mi diventa gay. Di sti tempi! E allora ecco la discussione, lo scontro delle idee. Cozza è un grande attore, non si discute. Ma se proprio deve vuole diventare gay, deve proprio travestirsi da donna? Perchè non scegliere un travestivento di uno dei Village People? Che so, l'agente di polizia? O magari NON TRAVESTIRSI PER NIENTE. Perchè chi l'ha detto che uno per essere gay deve per forza travestirsi e andare in giro a farsi deridere? Eh, son scelte importanti. È vero, siamo a teatro. ma per noi la vita è teatro. La nostra vita è teatrale. Non so se mi spiego... Insomma, un bel dilemma, un vero e proprio essere o non essere etico-intellettuale. Voi che dite?
Ah sì, dimenticavo. Metto un paio di foto fatte da Shon. Non solo è il capo assoluto nell'azienda, ma si ritrova anche il tempo per fare foto nel tempo libero. Sarà perchè è crucco. Sempre in attività.
Vabbè, alla prossima. MONTI

venerdì 20 febbraio 2009

Cozza

Mi chiamo Mario Cozza. Sono uno dei venditori.
Nato il 25 agosto del 64 a Milano (clinica Mangiagalli, si quella di Freda).
Vergine.
Mia madre perse la sua verginità non zodiacale quel dì del '63.
Nella stanza del capoufficio, quel giovane ambizioso che poi era mia padre. Giovanni Cozza.
Non era mai a casa e se c'era le diceva terrona e ignorante.
Beh, sì lei aveva quell'accento di Grottaglie, ma io non capivo.
Anche a Giuseppa (nome della nonna paterna morta ammazzata da un antifascista), mia sorella, non piaceva quando papà era a casa.
Lui mi picchiava. Lui picchiava tutti. Una volta era cosi agitato che si è tolta la cinta e i pantaloni si sono abbassati e tra le mutande slargate vedevo il suo pene. Mentre mi dava con la cinta ed avevo male mi veniva da ridere. L'ultima volta che mi ha picchiato avevo 17 anni.
Nel paesotto Varesino dove vivevamo si diceva che mi piacevano gli uomini. Lui mi ha aspettato nel bagno a mezzanotte.
Mi ha chiesto "È vero?"
Ed io "no, non so..." ma non ho potuto dire altro se non "Dai! Più forte tanto non mi fai male!"
Pero mi sentivo strano e dopo ho vomitato.
Nel '90 sono andato via di casa per studiare alla Bocconi. Papà mi ha detto subito che non mi dava una lira se non facevo gli esami. E così dopo un anno (però mi sono divertito) mi ha mandato dalla Bulls per uno stage.
Ho incominciato a fare carriera. Papà conosceva tanta gente con la Pirelli. Sono stato alla Renault, Sigma, Pagine Gialle.
Mi piace vendere.
Auto, elettrostimolatori, annunci, tutti sogni che mi fanno comprare cose belle. Ah sì, mi piaccono le cose belle. Soprattutto le scarpe scamosciate, quelle che costano almeno 500 euro. Ci sto delle ore a pulirle, accarezzarle.
Peccato che non vedo più papà da quando è andato via di casa. Gli piacerebbero queste scarpe. Ed anche Lucia, mia moglie. È di buona famiglia, hanno una grossa segheria qui in paese. Hanno anche vinto l'appalto per i giardini pubblici di Monza.
Peccato che non ci vado molto d'accordo ma c'è Giovanni (sì gli abbiamo dato il nome del nonno) eppoi non la vedo mai.
Ho un pied à terre a Milano da quando lavoro per la Orsacchiotto.

lunedì 9 febbraio 2009

IL SUONO DEI VENDITORI #3

ISTRUZIONI PER L'USO : PER OTTENERE UN ANCOR PIU SUGGESTIVO EFFETTO SONORO CLICCARE ENTRAMBE I CLIP A DISTANZA DI TEMPO IMMEDIATA......hi hi hi



lunedì 2 febbraio 2009

Stagione di fruste e di sex-shop

Sabato si è riaperta la stagione dei sex-shop, perché come al solito a fine marzo andiamo in scena e adesso si scatena la caccia al trovarobato. E come raccontavo l'anno scorso, io il coraggio di entrare in un sex-shop, che per queste cose sono tanto repressa e timida di mio, l'ho trovato lo scorso anno quando cercavamo una guepiere per i costumi di scena.

Cercamo tante cose in realtà, un completo in lino bianco da uomo, un cappello da giardiniere, armi bianche e non, rose, farfalle ecc. Poi nel sex-shop abbiamo trovato una scatolona in pizzo rosa a forma di cuore promossa a cofanetto di Braquemond, che ancora troneggia in sede. Per dire, nei sex-shop, ad andarci a mente aperta e senza pregiudizi, si trova di tutto, anche quello che non ti aspetti.

Che quando alla fine, dopo tutta una fase preparatoria mia e di Millet, siamo riusciti a trascinare al sex-shop colei che la guepiere doveva indossarla sotto un correttissimo tailleur nero che non si vedeva niente, lei che è tanto pudica si chiudeva in camerino e ci cacciava fuori, si impastoiava nel lacci, e prima che ci ammettesse a guardarla passava un quarto d'ora a guepiere.

E che fai in un sex-shop in attesa di visionare la merce guepieresca? Osservi il pubblico e ne trai tutta una serie di teorie sulla natura umana, la vita e le circostanze e anche insegnamenti pratici (tipo: non comprare mai le batterie nel sex-shop, costano il triplo). Che per una compagnia teatrale, specie squattrinata come la nostra, non è poco.

Poi vai all'espositore dei vibratori, poi ti annoi e cominci ad accenderli e spegnerli tutti per farti un'idea delle varie funzionalità, poi come tutte le volte che io vedo congegni ben ingegnati ammiro mentalmente gli ingegneri, che da quando faccio traduzioni tecniche, quelle con tutti gli schemi dei motori a fianco, mi si è aperto un mondo.

Poi l'amico Fritz che è un uomo di mondo mi ha spiegato che un robino strano che non capivo bene la necessità era anale, anche io mi sono fatta una cultura e quello che non può la disinvoltura può la noia dell'attesa da guepiere, non mi vergogno più ad entrare nei sex-shop, quelli decenti per lo meno, non quelli con i souvenir pecorecci che ci sono anche quelli, ma mi fanno un po' paura, anche per la fauna che ci gira.


Invece quelli da casalinga, poi alla fine ci finisco solo per questioni di trovarobato, che è quindi questo periodo qui, ma a quelli ci sto facendo l'abitudine.

Alla fine se diovuole lo scorso anno abbiamo preso la guepiere rosa castigata e ci siamo tolti un pensiero. Quest'anno è ancora tutto da cominciare, non abbiamo una lista di trovarobato, per dire.

Poi oggi Monti ci ha edotti su una sua incursione. Che ieri, di sabato, se ne andava a spasso in centro con il suo amore, sono passati per caso davanti a Caligula (che già solo il nome, è da entrarci e dare un'occhiata, un posto così) e lui ha avuto l'idea di entrare un attimo a cercare una cosa, con il suo amore che si vergognava e recalcitrava e avrebbe preferito restar fuori.

"Desidera?"
"Sto cercando una frusta".
"Da fantino o da domatore?" (non ha chiesto: da pasticciere, ma il mondo è bello perché è vario) che appunto i commessi di sex-shop hanno questo di bello, non si scompongono davanti a niente, manco ti stessero vendendo un panino all'aringa.


E così Monti ha visionato un paio di modelli, quella da fantino era bellina con il pennellino rosso in cima ("Un pom-pom?"), quella da domatore lunga 5 metri ("ma ce li abbiamo 5 metri in scena?" ci chiedevamo noi, che effettivamente come effetti scenografici a me la frusta da domatore piace parecchio, esteticamente intendo, già mi vedo gli effetti speciali, ma bisogna anche stare attenti a non cecare il pubblico della prima fila, che non sta bene).

"Ha detto che se uno ha buona mira con quella da domatore ci spegni la sigaretta del tipo dall'altro lato della strada", ha riferito il buyer.
Eh, ma allora come facciamo a farci mancare una bellezza del genere?

Che poi gli ho fatto la lezioncina di etologia, sulla tecnica del domatore. Si posiziona con la frusta e il dorso indietro, ma fa con il piede un passo avanti superando la linea di confine che il leone riconosce come sua. Il leone difende il confine e ruggisce, e tutti noi spettatori pensiamo, guarda, lui lo minaccia e il leone si incazza.

Poi fa il passo indietro e contemporaneamente schiocca la frusta per terra, mentre il leone, visto liberato il confine smette di ruggire e fa un passetto indietro anche lui, che così funzionano i confini e noi spettatori pensiamo: hai visto, ha paura della frusta e si tira indietro.

È un balletto rituale, a conoscerne i codici. Ma la vita in genere a noi essere pensanti che ci facciamo le pippe mentali, i codici ce li nasconde e noi avanziamo a tentoni.

Per questo forse mi piace tanto l'idea di una bella frusta sulla scena, per chiarire i confini che sono disposta a varcare. E che per ora si estendono persino a quel paio di sex-shop dove non mi vergognerei a portare la mia mamma, che tanto non ci verrà mai, che lei i sex-shop li considera dei posti pieni di pervertiti.

Punti di vista. Per me sono un corso di etologia.